domenica 29 gennaio 2012

Addio a Scalfaro, primo Presidente della seconda Repubblica

La notte scorsa è scomparso l'ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.
Non intendo impegnarmi in esercizi di cordoglio, doverosissimo, ma desidero cogliere l'occasione per fare alcune considerazioni.
Negli ultimi due decenni e fino al giorno della sua morte, il Presidente era diventato un'icona della sinistra. I motivi sono molteplici e chiari a tutti: dall'importante ruolo svolto nella caduta del primo governo Berlusconi, alle sue scelte per le presidenze del consiglio immediatamente successive, egli è stato senza dubbio un artefice fondamentale del cambiamento politico nazionale che impropriamente viene definito seconda Repubblica.
Personalmente il merito maggiore che riconosco all'azione recente Presidente è l'avere svolto un ruolo centrale nel comitato per il referendum contro la riforma della Costituzione voluta dalla destra; attività che ha rappresentato un occasione di intreccio con la nostra organizzazione.
L'azione politica di Scalfaro è ben più ampia di quanto io abbia descritto, ma mi chiedo come la politica possa essere tanto camaleontica; infatti, il Presidente recentemente scomparso aveva una storia riconducibile alla destra DC, contro il centro sinistra, contro il compromesso storico era un conservatore anti comunista.
Questo mi offre lo spunto per due considerazioni:
l'intelligenza  politca sta nel saper adeguare la propria visione ed i propri convincimenti al contesto storico;
le nuove generazioni non sono in grado di generare figure di uno spessore paragonabile.
Grazie Presidente.
                                                                                                        FV

martedì 17 gennaio 2012

Ancora troppi i giovani precari

"Il lavoro atipico o temporaneo riguarda il 25% dei giovani fra i 18 e 29 anni, il doppio della media generale. Come i dati Isfol dimostrano una percentuale alta riguarda anche i laureati: si tratta dell'ennesima dimostrazione delle caratteristiche di sistema della precarietà".

Per un approfondimento:  http://www.dirittidellavoro.cgillombardia.it/IT/News/diritti_20120116.htm

lunedì 2 gennaio 2012

Lavoratori "Just in time"

 

Con il nuovo anno il governo Monti sembra aver cominciato a riflettere anche sulle possibili soluzioni per arginare la precarietà del lavoro per giovani e meno giovani. 
La Cgil ha proposto un nuovo "piano del lavoro" che prevede la riduzione del numero dei contratti atipici e una riforma degli ammortizzatori sociali, interventi indispensabili per la ripresa dell'occupazione, ma sul tavolo del Ministro Fornero ci sono anche:
- la riforma del senatore giuslavorista Pietro Ichino all’interno del quale però è contenuta la modifica all’art 18 relativo al licenziamento per giusta causa e al reintegro nel posto di lavoro;
- il "contratto unico" a protezione crescente pensato dagli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi e sostenuto dal senatore Paolo Nerozzi (ex dirigente della Cgil);
- il "contratto unico di inserimento formativo" firmato da un'ottantina di parlamentari democratici (tra i quali l'ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano).
In attesa di capire le intenzioni del governo, che ad oggi sembra aver fatto un passo indietro sulla questione dei “licenziamenti facili”, e di apprendere i dettagli delle proposte, è utile cercare di capire da dove nasce la richiesta di flessibilità del lavoro da parte delle imprese.
Essa persegue due scopi principali: il primo è far variare i costi del lavoro proporzionalmente alla variazione della produzione e delle vendite; il secondo è ridurre il rischio d’impresa derivante dalla struttura stessa delle relazioni economiche, il cui filo conduttore sono commesse, appalti, ordinativi, forniture, consegne e prezzi.
Il lavoro diventa oggi un fattore produttivo equiparabile, senza distinguo, a tutti gli altri. Proprio come si fa con l’energia elettrica il lavoratore viene “spento” o “acceso” a seconda dei bisogni del momento.
Il “Just in time” è un principio di organizzazione della produzione elaborato negli Stati Uniti a metà del Novecento ma applicato poi con particolare efficacia nell’industria giapponese dell’auto.
Nessun semilavorato, nessun componente, nessun servizio di supporto arriva nel punto fisico in cui deve essere lavorato, montato o fornito se non nel preciso momento in cui potrà essere utilizzato.
Questo sistema di produzione “snello” ha avuto un notevole successo perché ha consentito di ridurre dell’80% gli stoccaggi e i magazzini e di risparmiare sulle superfici utilizzate, sulle aree interne di fabbrica e uffici e sul numero complessivo di addetti ai magazzini.
Nei manager si è così generata la convinzione che i principi di questa nuova organizzazione potessero valere anche per i lavoratori. Il problema da risolvere è stato regolare il flusso della forza lavoro in modo che le sue prestazioni fossero erogate e retribuite solo quando effettivamente utilizzabili.
Questo processo manageriale e i processi di globalizzazione hanno contribuito alla creazione in tutto il mondo di una nuova tipologia di lavoratore che possiamo definire il “lavoratore just in time”, inteso come colui o colei che viene occupato, in termini di ore e di prestazione, solo a fronte di una domanda effettiva, solo “appena serve” e la cui retribuzione sarà la remunerazione di quel preciso arco di tempo.
Ma su di una retribuzione “appena serve” si fondano le vite di migliaia di giovani e non giovani con affitti, bollette, benzina per l’auto e abbonamenti ai trasporti pubblici che non sono esigibili “just in time” (“appena serve il lavoro”) ma subito e che, senza stabilità lavorativa alcuna, hanno scarse speranza di futuro.
A questo governo è necessario chiedere di porre fine a questa tratta di lavoratori. Il lavoro atipico viene utilizzato anche laddove non è utilizzabile e per ridurre il costo del lavoro si punta ad incrementare il turnover di lavoratori flessibili.
“Prima di tutto il lavoro” abbiamo chiesto lo scorso 22 dicembre nella Piazza di Varese. E se questo governo intende davvero uscire dalla crisi l’unica soluzione è mettere davvero prima di tutto il lavoro.


Gaia Angelo