sabato 31 maggio 2014

La lotta alla precarietà, la priorità per il Paese

Dopo l'ubriacatura post voto di Matteo Renzi  e del suo PD è assolutamente necessario che tra le priorità del Governo entri una seria riforma del Mercato del Lavoro capace di rilanciare l'occupazione.
I dubbi sull'operato dell'esecutivo sono, al momento, moltissimi, il Job Acts ha aperto ai contratti a termine più di quanto avesse già fatto la riforma Fornero; l'utilizzo dello strumento in assenza di una causale per cinque rinnovi faciliterà la vita delle aziende, penalizzando nel contempo quella dei lavoratori.
L'assiciazione Bruno Trentin in un suo studio recente ha identificto in oltre 9 milioni i cittadini coinvolti nel disagio occupazionale:http://www.associazionetrentin.it/un-piano-per-il-lavoro-o-non-ci-sara-crescita dal documento dei ricercatori della CGIL si evince che sia necessario tornare a ricercare lo sviluppo attraverso - sostengono dall'associazione - un intervento atto a creare lavoro stabile, la politica difensiva attuata attraverso gli ammortizzatori sociali, non solo ha depresso l'economia, ma ha generato precarietà se non addirittura fenomeni di disoccupazione con scarsissime prospettive di reinserimento nei meccanismi produttivi.
La precarietà è ormai diffusissima ed è altrettanto diffuso e palpabile il disagio da questa provocato, nel merito consiglio la lettura /suicidi per mancanza di lavoro la-responsabilità di indicare un altrove di Katia Cazzolaro, pedagogista varesina attivamente impegnata in questo ambito.
Venendo ad esperienze vissute direttamente, credo sia doveroso fare un accenno alla formazione: recentemente mi è capitato di fare docenze ad aspiranti lavoratrici e lavoratori iscritti a diverse agenzie di somministrazione, nella quasi totalità dei casi, si tratta di persone disperate che ricorrono a questa opportunità confidando in una reale opportunità professionale.
Nella maggior parte dei casi le aspettative sono disattese e le persone, giovani e meno giovani, sono costrette a convivere con la frustrazione di un lavoro che non arriva, i debiti che non si possono onorare e nei casi più gravi, figli dati in affidamento (esperienza reale) poiché le madri sole e disoccupate da molto tempo non vengono considerati affidabili per crescere minorenni.
Il quadro fornito da queste poche righe può sembrare drammatico, ebbene la realtà lo è molto di più, ma la sintesi non permette di dettagiare maggiormente le suggestioni che provengono dal mio operare quotidianamente su una «prima linea» che per scelte politiche sbagliate siamo costretti ad arretrare quotidianamente.
Se una richiesta deve essere fatta alla politica, è quella di un'inversione di rotta che crei stabilità. La necessità di trovare flessibilità in uscita è un falso da smscherare; da tre anni a questa parte, infatti, nella nostra Provincia le cessazioni dei rapporti di lavoro sono più numerose degli avviamenti e, nello stesso periodo, circa 10000 contratti hanno avuto la durata di un solo giorno.
Se i dati forniti hanno un valore non solo statistico, non possono essere ricondotti esclusivamente alla crisi, bensì ad un sistema completamente da riformare attraverso investimenti e percorsi atti, contemporaneamente, a garantire contrattazione diffusa, esttensione dei diritti e delle garanzie sociali per coloro i quali rimarranno comunque senza lavoro.