venerdì 23 marzo 2012

Come il Governo ri disegna la precarietà

Fatte salve eventuali modifiche che potranno essere introdotte, ad oggi le intenzioni del governo in merito alle tipologie contrattuali più utilizzate possono essere sintetizzate come segue: 
Riportiamo senza commenti una tabella pubblicata da virgilio.it

Tempo determinato
Si vuole disincentivarne l'uso attraverso:
la maggiore difficoltà dei rinnovi perché dovrà far passare più tempo da all'altro;
il divieto di reiterazione oltre i 36 mesi, pena la trasformazione automatica in tempo indeterminato;
l'aumento dell'1,4% dei contributi, che andrà a finanziare la nuova assicurazione sociale per l'impiego (Aspi). La maggiorazione potrà però essere recuperata in caso di assunzione a tempo indeterminato (premio di stabilizzazione). Sono esclusi i contratti di sostituzione.


Apprendistato
Diventa la forma privilegiata di avviamento al lavoro dei giovani fino ai 29 anni. Rispetto alla normativa attuale vengono introdotte alcune modifiche:
una durata minima;
una percentuale minima di conferme per avere la possibilità di continuare ad assumere in apprendistato (stabilizzazione);
l'obbligo del tutor per l'apprendista e la possibilità per il datore di lavoro di certificare la formazione.


 Cocopro
Giro di vite anche per le collaborazioni a progetto (Cocopro), che il governo vuole disincentivare attraverso:
una definizione più ristretta di "progetto": non basterà più riproporre semplicemente l'oggetto sociale dell'impresa, ma dovrà essere specificata l'attività e l'organizzazione della stessa;
l'abolizione del generico concetto di "programma";
la comparazione dell'attività del Cocopro con quella dei colleghi dipendenti: in caso di analogia scatta la presunzione di lavoro parasubordinato.


Partite Iva
La riforma vuole eliminare quelle "fasulle" cioè utilizzate dalle aziende per ridurre il costo del lavoro. La partita Iva è il regime tipico del libero professionista che offre le sue prestazioni a diversi clienti in modo autonomo. E invece nelle aziende si trovano spesso soggetti con partita Iva che devono rispettare orari, regole interne, ordini dei superiori.
Quindi scatta automaticamente una "presunzione" di lavoro subordinato e la  conversione del rapporto a tempo indeterminato quando:
il rapporto di collaborazione dura più di 6 mesi all'anno,
il reddito che arriva dall'azienda supera il 75% dei redditi complessivi del collaboratore;
il collaboratore ha una postazione di lavoro presso il committente.
Sono esclusi i soggetti iscritti ad albi professionali


Part-time
Per evitare abusi, in caso di variazione dell'orario di lavoro sarà necessaria una comunicazione amministrativa e un preavviso per il lavoratore.

Lavoro intermittente (a chiamata)
E' una forma contrattuale con cui il lavoratore (che deve avere meno di 25 anni o più di 45) si mette a disposizione del datore per prestazioni discontinue. Anche in questo caso sarà obbligatoria una comunicazione amministrativa in forma molto snella (anche una telefonata) per ogni chiamata del lavoro.

Associazione in partecipazione
L'intenzione è quella di lasciarla solo per le piccole attività familiari. La riforma propone infatti che siano associabili all'impresa massimo 5 persone con legami familiari di primo grado (genitori e figli).

giovedì 22 marzo 2012

Ci siamo.... anzi, rischiamo di scomparire!

Ci siamo, perché al netto degli emendamenti parlamentari - per i quali nutro scarsissime speranze - e sempre che il Governo, sul solco del precedente non ponga la fiducia, la riforma del mercato del lavoro è stata partorita.
Rischiamo di scomparie: vale per sindacati e lavoratori che da oggi sono ancora più deboli ed in balia delle logiche del profitto.
Non voglio in questa sede procedere con una disamina puntuale del provvedimento(non ne ho al momento gli strumenti) , ma su alcune questioni non posso tacere.
La prima, pare che le oltre 40 tipologie contrattuali che hanno generato un'insostenibile precarietà non siano state ridotte, questo significa che la ricattabilità dei lavoratori rimarrà invariata e che la necessità di garantire un futuro alle nuove generazioni non è un obbiettivo del governo.
La seconda, si parla di stabilizzazione dei precari dopo tre anni, se ricordo bene, grande vittoria? No assolutamente basterà stipulare contratti inferiori a questa soglia temporale per mantenere i lavoratori nell'incertezza del futuro.
Giova ricordare che già oggi i somministrati dovrebbero essere stabilizzati in carico all'utilizzatore, ma questo avviene in casi numericamente irrilevanti e a fronte di estenuanti trattative sindacali.
La terza, il manternimento dell'art.18 solo in caso di licenziamento discriminatorio: un capolavoro, sfido anche l'osservatore più attento a verificare in quanti casi si affermi che il licenziamento sia riconducibile a motivi raziali, di religene o di inclinazione sessuale.
Nei fatti, a 10 anni dalla manifestazione del Circo Massimo, i poteri forti hanno concluso un percorso: bnon esiste più l'art.18.
Oggi la CGIL ha deciso di mobilitarsi usando lo strumento più classico: lo sciopero, è necessario che anche i precari vi aderiscano poiché se non direttamente coinvolti poiché l'art. 18 per loro non ha mai rappresentato una garanzia, con la sua abolizione (nei fatti) è crollato un argine che avrà pesantissime ricadute sull'intero mondo del lavoro.
In conclusione, mi permetto una considerazione di carattere economico, riflettendo sul fatto che una crisi non si supera con i tagli, bensì con gli investimenti. Credo che nessuno sarà mai in grado di convincermi che licenziare sia funzionale ad aumenre l'occupazione. Se questo è vero, siamo in presenza del più odioso dei tagli.
Francesco Vazzana Segretario NIDIL Varese

mercoledì 21 marzo 2012

Diciamo no perché la proposta del governo smonta l'articolo 18. Riforma squilibrata

Da cgil.it

L'obiettivo principale del governo sembra essere proprio quello di introdurre la libertà di licenziamento. La riforma è squilibrata anche per quanto riguarda il superamento del dualismo del mercato del lavoro. Lo ha spiegato il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, ieri sera (20 marzo) alla fine dell'incontro a palazzo Chigi con il governo
La CGIL si prepara a una mobilitazione dura che cambi le norme del governo
Dalle ore 18 su CGIL.it sarà possibile seguire la diretta della conferenza stampa di Susanna Camusso sullo stato del confronto per la riforma del mercato del lavoro


L'obiettivo principale del governo sembra essere proprio quello di introdurre la libertà di licenziamento. La riforma è squilibrata anche per quanto riguarda il superamento del dualismo del mercato del lavoro. Lo ha spiegato il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, ieri sera (20 marzo) alla fine dell'incontro a palazzo Chigi con il governo.

Con la proposta governativa - ha spiegato il Segretario Generale - viene meno l'effetto "deterrente" dell'articolo 18. E' anche molto significativo il fatto che la parte relativa all'articolo 18 non sia mai stata davvero messa in discussione e che il problema della lunghezza dei processi sia stato dirottato verso la riforma della giustizia. Come per le pensioni, ancora una volta i prezzi più alti si chiedono ai lavoratori. Ora la parola passa al direttivo.

Giovedì nuovo appuntamento. Non ci sarà un accordo da sottoscrivere, ma una "verbalizzazione". Poi si andrà in Parlamento.

Oggi, mercoledì 21 marzo, presso la sede della CGIL Nazionale a Roma in Corso d'Italia 25 alle ore 18 il Segretario Generale, Susanna Camusso, terrà una conferenza stampa sullo stato del confronto per la riforma del mercato del lavoro.

lunedì 19 marzo 2012

Ricordo di Marco Biagi a 10 anni dalla morte

Ricorrono i 10 anni dalla morte di Marco Biagi, credo sia giusto ricordare l’avvenimento, il personaggio ma soprattutto fermarsi e riflettere.
Oggi la ricorrenza è quanto mai attuale in ragione degli avvenimenti politici che vedono il mercato del lavoro al centro del dibattito nazionale; Biagi lasciò in eredità una legge che ancora oggi, vigente, offre poche garanzie alle lavoratrici ed ai lavoratori, spesso li rende ricattabili ed ha generato, con le oltre 45 variabili introdotte, una sensibile e concreta diminuzione dei diritti.
Coloro i quali sono assoggettati a contratti quantomeno discutibili, non solo si misurano con retribuzioni spesso inadeguate alle proprie mansioni, ma una volta espulsi dal sistema produttivo — e questo avviene con impressionante frequenza — devono misurarsi con la mancanza di reddito e l’assenza totale di garanzie; gli ammortizzatori sociali infatti non sono strumento applicabile a collaboratori, associati in partecipazione e a molti altri figli del D.lgs 276/03.
Ritengo sia importante, nel momento del ricordo, riflettere scevri da preclusioni ideologiche: il giuslavorista è divenuto un’icona, strumentalizzato da una classe politica che si è protetta per anni dietro la sacralità della morte.
Le distorsioni di un mercato del lavoro assolutamente inadeguato vanno quindi ascritte alla politica ed alla sua inadeguatezza.
Oggi è necessario intervenire su un meccanismo inadeguato, mi auguro (anche se ho fortissimi dubbi in proposito) si sappia tenere conto delle esigenze dei lavoratori con maggior attenzione rispetto a quanto fatto fino ad oggi, in questo senso sarebbe un errore irrimediabile portare a termine una riforma non condivisa dalle parti sociali.
Non mi avventuro in formule che più sapientemente maneggiano personalità più autorevoli del sottoscritto, mi limito a sottolineare che l’arroganza non dovrebbe essere dei tecnici, essi dovrebbero tentare la sintesi delle esigenze delle parti coinvolte offrendo alla politica gli strumenti adeguati.
A 10 anni dalla morte, sommessamente, penso di poter sostenere che se la politica, prevalentemente di destra, non avesse in questi anni manifestato una pericolosissima arroganza, ma si fosse limitata a seguire una strada tracciata e non conclusa, forse non saremmo in queste drammatiche condizioni.
Francesco Vazzana

venerdì 16 marzo 2012

Camusso: sull'articolo 18 così non va

da rassegna.it

Il segretario della Cgil torna sulla trattativa in corso con il Governo: "Credo che ci sia ancora della strada da fare, martedì ci aspettiamo risposte". E sui licenziamenti: "Le proposte sentite finora dal governo non ci convincono, e non vanno bene"

Sull'articolo 18 “vedremo quali proposte saranno fatte: quelle sentite finora dal governo non ci convincono, e non vanno bene”. Lo ha affermato Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, parlando della riforma del mercato del lavoro a margine di una iniziativa del sindacato a Firenze.

"Come abbiamo sempre detto - ha spiegato il segretario della Cgil - per noi l'articolo 18 è una tutela generale, ha una funzione di deterrennza rispetto all'arbitrio sui licenziamenti. Quindi, qualunque discussione deve partire dal
salvaguardare questi principio". Per il leader Cgil, "manutenzione può voler dire tante cose: se uno ha davanti una macchina, manutenzione può voler dire cambiare il motore oppure può essere metterci l'olio". Camusso ha quindi chiosato dicendo: "Abbiamo enumerato quali sono le cose necessarie per arrivare a un accordo, e martedi ci
aspettiamo delle risposte
"
Poi, commentando l'incontro di ieri di Monti con i partiti di maggioranza, Camusso ha aggiunto: "Non ho notizie se non quelle giornalistiche su cosa si sono detti al vertice di ieri. Io continuo a pensare che la trattativa vada fatta con le parti sociali: quindi vedremo cosa ci dirà il Governo al tavolo, martedì".
In ogni caso, ha aggiunto Camusso, "gli accordi sono possibili quando c'è un merito che viene condiviso: se dovessi dirlo oggi, credo che ci sia ancora della strada da fare".